Sono trascorsi 7 mesi e 25 giorni. Sono trascorse 34 settimane e 1 giorno. 239 giorni in totale dal 17 maggio 2021 quando il corpo esanime della 40enne aretusea, Valeria Pandolfo, veniva rinvenuto nella casa dove la donna viveva da circa un anno insieme al compagno in quel di Prata Sannita. Un uomo conosciuto sul web, l’ultimo a vederla in vita. L’uomo di cui la donna si era innamorata prima virtualmente e poi nella vita reale, trasferendosi insieme a lui in provincia di Caserta. Un trasferimento che aveva comportato anche una brusca interruzione dei contatti e rapporti con la famiglia di origine.
Ma la storia di Valeria, anima fragile che guardava il mondo con lo stesso stupore e ingenuità di “Alice nel paese delle meraviglie“, è una storia molto più complessa di quella che appare. La Pandolfo, infatti, si era rifugiata in un mondo irreale, nel quale, riparata da uno schermo, aveva trovato una comunità ove il proprio candore non era un limite e dove si sentiva protetta dai giudizi che spesso aveva incontrato nel corso del suo “reale” cammino.
Ma quello dove aveva trovato rifugio Valeria non era “il paese delle meraviglie“. Quel web che aveva invaso con video divertenti dove cantava a squarcia gola, dove sorrideva e mimava facce buffe non l’ha di certo aiutata, come sostiene la famiglia.
La madre della Pandolfo, nella morte della figlia, vede dei tasselli mancanti di un puzzle completamente incongruente. Strane coincidenze, infatti, spingono la famiglia ed i molti amici di Valeria, anche quelli conosciuti nel mondo “virtuale” a porsi la domanda: “e se non si trattasse di una morte naturale?“.
Delle incongruenze nel decesso di Valeria Pandolfo ci sono a partire dal conto alla rovescia. Mentre i giorni trascorsi dalla morte di Valeria sono 239, per la madre si tratta di un conteggio diverso: 618 giorni.
“Mia figlia – dice mamma Mirella – non soffriva di patologie fisiche che potessero giustificare un decesso improvviso e, finché era rimasta a Siracusa, era sempre stata sottoposta a controlli periodici“.
Una storia, quella della Pandolfo che coinvolge Siracusa, Prata Sannita e Santa Maria Capua Vetere in un turbinio di notizie “mute” ma dolorose allo stesso tempo.
Sono ancora poche le certezze sul decesso della donna. Nella breve ricostruzione dei fatti l’unica certezza avrebbe visto il compagno della 40enne, nella prima mattinata del 17 maggio scorso, chiamare il personale del 118 che, giunto sul posto, non ha potuto fare altro che constatare il decesso della donna.
Le notizie sono ancora poche e confuse e la nebulosità delle circostanze in cui è avvenuta la morte di Valeria Pandolfo ha spinto la dottoressa Luisa Turco, PM in servizio presso Procura di Santa Maria Capua Vetere, a disporre il sequestro della salma, ai fini dell’esame autoptico, al quale la famiglia ha presenziato con un consulente di parte. Come atto dovuto, la Procura di Santa Maria Capua Vetere, ha aperto un’inchiesta sul decesso della 40enne aretusea.
E mentre Alice concludeva il suo “viaggio” tornando sana a e salva nel suo mondo per Valeria il finale è stato completamente diverso. Struggente. Pieno di “buchi neri” e di attese per una famiglia che non riesce a trattenere il fiato dal dolore.